Dopo un iniziale, puntuale esercizio del diritto di cronaca, fatto con professionalità e competenza, in molti colleghi ha avuto il sopravvento un'esagerata ed esecrabile spettacolarizzazione dell'evento. La ricerca del colpevole ha portato ad una sovraesposizione mediatica dei singoli protagonisti della vicenda, dei loro consulenti ed avvocati, trasformando la tragica uccisione di una quindicenne in una storia dai tratti talmente morbosi da far passare in secondo piano la vera vittima e la corretta informazione. Lo scempio continua ancora oggi con la vicenda della scomparsa di Yara Gambirasio a Brembate.
L'Ordine nazionale e la Consulta, fatte salve le necessarie e doverose iniziative disciplinari dei singoli organismi regionali, deplorano quanto accaduto e invitano i colleghi, a cominciare dai direttori di testata e dagli autori di programmi televisivi, ad una profonda riflessione sulla deriva in cui sta precipitando l'informazione sui fatti di cronaca. Pur ribadendo l'autonomia di ogni giornalista, l'Ordine e la Consulta ricordano che il diritto di cronaca non può e non deve sconfinare mai nel voyeurismo, nel mancato rispetto della dignità delle persone e del decoro professionale, in nome della ricerca esasperata dell'audience.